Il Conte di Montecristo

È successo quest’estate, nell’arco di pochi giorni.
Prima, sulla spiaggia di Lacona, sono rimasto più tempo del solito a guardare emergere dal mare quella misteriosa isola a forma di piramide, popolata solo di capre selvatiche, piante endemiche e vipere speciali.
Poi ho sentito la (bellissima) voce dell’attore Maurizio Lombardi dire “Leggo poco, ma leggerò per sempre un libro solo: Il Conte di Montecristo”; e ho beccato per caso in tv uno spezzone di Sleepers (le scene del pranzo al bancone e dell’avvocato Danny Snyder cerco di non perderle mai, per nulla al mondo) proprio nel momento in cui veniva citato il libro che il protagonista leggeva in carcere, da ragazzino, per farsi forza: ancora quello; e infine, rimettendo in ordine gli scaffali LDFNAL (“Libri Del Futuro, Non Ancora Letti”) l’ho proprio pescato. Eccolo, il mattone, abbandonato in un angolo come il reietto che era: mollato là con quel sentimento disonorevole, eppure da tutti conosciuto, cioè la delusione per un regalo ricevuto che non volevi (il regalo che avrei voluto, a parità di peso, era Guerra e pace).

A quel punto i segnali sono stati molto chiari: ed è partito un viaggio di due mesi.

Tra le centinaia di scoperte, o di pensieri, ne ho isolati sette:

 1) Le addette alla confezione di certi sigari cubani di pregio, per non morire di noia durante il ripetitivo lavoro a cottimo di arrotolamento delle foglie di tabacco, non esistendo ancora i podcast di Barbero, si tagliavano una parte del salario e la versavano a una collega (capace di leggere), perché, durante la lavorazione, leggesse loro un romanzo; e il Conte era uno dei libri di maggiore successo tra le sigaraie. Da qui il nome di uno dei sigari più conosciuti.

2) Il Conte ha precorso, e forse suggerito, altra grande letteratura, e grande cinema: dentro, tra migliaia di germogli per le arti future, ci sono già Rita Hayworth and the Shawshank redemption (sia il racconto lungo, capolavoro di Stephen King, che il film), e il sorriso di De Niro fatto d’oppio che si allarga piano piano.

 3) Il Conte è stato uno dei pilastri del feuilleton: il “romanzo a puntate”, lanciato come supplemento ai giornali francesi a partire dal 1836.
Questo è uno dei motivi per cui a inizio capitolo si trovano spesso dei piccoli riassunti, o addirittura ammiccamenti un po' passivo aggressivi (tipo “Come il lettore certamente ricorda…”). Resta il fatto che i cugini d’oltralpe avevano capito come creare una dipendenza negli utenti ben 176 anni prima dell’uscita di Breaking bad; e non possiamo considerare un caso il fatto che in questo romanzo un personaggio (il vegliardo Noirtier) sia in sedia a rotelle, impossibilitato a parlare, e si esprima solo con gli occhi (ma senza campanelline): un Hector Salamanca, però buono.

Don Hector Salamanca in un momento di relax

 4) il personaggio di Danglars, uno dei più grandi cattivi nella storia della letteratura, riscuoterebbe oggi enorme successo in chiave anti-buonista: “Certo, è un banchiere che venderebbe la madre pur di aumentare il capitale, e si arricchisce enormemente grazie all’arte della truffa, e per lui procurare la rovina di altre persone pur di salire nella scala sociale è la radice stessa della vita, ed è bugiardo, meschino, spietato e all’occorrenza assassino: ma non è un ipocrita!”

 5) Umberto Eco definì Il Conte di Montecristo “Il più bel romanzo mal scritto di tutti i tempi”; ma se la monumentale struttura narrativa può apparire meccanica, e lo stile non al livello di Flaubert, Melville o Tolstoj, anche Eco ne fu appassionato, tanto che concluse la sua recensione con un “Avercene!”; e se vogliamo provare a mettere il Conte su una bilancia, insieme magari al suo celebre contemporaneo italiano, manzoniano, si riconoscerà che uno arrivò da subito a un pubblico sterminato, sigaraie incluse, e l’altro, benché di largo successo, fu riservato a un pubblico già colto; che nel paese del primo c’erano state una Rivoluzione e diverse riforme napoleoniche, e che in quello del secondo quasi non esisteva borghesia laica, e dominava il clero; che uno raccontava l’attacco (personale, ma anche ideale) all’avidità, alla corruzione, alla sostanza stessa dell’alta società parigina, e l’altro incaricava una Provvidenza blandamente riformista di apparecchiare un matrimonio (finalmente: dal 1997 aspettavo di colpire al cuore il Manzo!)

Sì, prof, ho appena citato la sua celebre stilettata a Dumas

6) Cosa faresti se, durante una fase particolarmente felice della tua vita, in cui il lavoro ti dà soddisfazione grazie all’impegno, al riconoscimento economico e alla stima dei colleghi, e stai per sposare la persona che ami, e sei pure giovane e piacente, cosa faresti, dicevo, se giusto in questa fase un gruppetto di tizi verso i quali non hai fatto nulla di male, ma a cui non sei per nulla in simpatia, decidesse di escluderti dal mondo e riuscisse, con un piano perfettamente studiato, a mandarti in galera a vita, senza che nessuno sappia più che fine hai fatto? Beh, naturalmente la prima cosa da fare sarebbe prendertela con la CGIL, che ormai è buona solo a bloccare l’Italia di venerdì cantando Bella ciao, quando noi vorremmo solo lavorare a 5 euro l’ora in nero e ringraziare le imprese che ci danno il pane; ma se vorrai andare oltre, in questo romanzo troverai alcune soluzioni che fanno al caso tuo.

 7) non avrei mai pensato di trovare qui dentro, tutti insieme, onorevoli-eccellenze/cavalieri-senatori/nobildonne-eminenze-monsignori (vossia-cherie-mon amour), ma anche banditi, vegliardi saggissimi, popolani arditi e ragazzi di bottega, lucchesi tirchi, hashish a cucchiaiate, pietre preziose e tesori che la nave di Willy l’Orbo nei Goonies in confronto è la Zattera della Medusa, e ancora, il carnevale di Roma, il colosseo circondato da boschi, il porto di Marsiglia e gli Champs Elysees, rivoluzione e restaurazione, citazioni di Omero, Virgilio e Plutarco a manetta, complotti e missive, strategie sopraffine, ceralacca a chili, cavalli razza grigio pomellato, Piramo e Tisbe, grotte di calcare e cripte segrete, il Pere Lachaise, le esecuzioni di piazza con mazzolata, e un eterno sistema (“Il menu di Luigi Vampa”) per rivalersi su un banchiere ladro.

E queste sono solo alcune. Verrebbe da rileggerlo.

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