La luce di una sala
Dentro uno dei musei più preziosi della terra, anche se meno conosciuto e frequentato di altri (il museo del Bargello, a Firenze), se si ha la pazienza di salire due rampe di scale dagli scalini piuttosto alti, si entra in una sala meno frequentata e conosciuta di altre: la sala del Verrocchio. Questa sala, oltre a essere affollata di capolavori della scultura rinascimentale, possiede un elemento che non si può trovare in nessun altro posto al mondo: la sua luce.
La luce di questa alta sala - la sala di un palazzo medievale creato come sede istituzionale di podestà e capitano del popolo, poi diventato lugubre carcere e luogo di torture e esecuzioni, infine riadattato, con l’Unità d’Italia, a scrigno di capolavori di scultura - entra da grandi finestre istoriate, si riflette sul rosso lucido del pavimento in cotto e sul bianco abbagliante dei busti in marmo. Che provenga da un cielo grigio di dicembre, o da una mattinata di sole abbagliante, è la stessa luce magica.
La sorte (e la fama) di essere stato il maestro di Leonardo da Vinci ha in parte impedito ad Andrea del Verrocchio di essere celebrato in quanto puro artista. Basterebbe una sola opera: in fondo a destra nella sala, nel punto in cui forse la luce ha più forza, è presente la Dama col mazzolino. Al di là della bellezza del volto di questa donna sconosciuta, è la prima volta nella storia che in un busto vengono ritratte anche le braccia, incluse le (stupende) mani; ed è la prima volta nella storia che di un busto vengono scolpiti anche i dettagli della nuca, delle spalle, del dorso.
Andrea del Verrocchio, Dama col mazzolino
Ma adesso non volevo parlare di questo: meriterebbe un articolo ad hoc. Come lo meriterebbero la Madonna di Santa Maria Nuova (un incredibile crocifisso in terracotta, ancora di Verrocchio) e la galleria di ritratti dei più grandi personaggi della Firenze del terzo quarto del Quattrocento, la Firenze gloriosa e illuminata di Cosimo il Vecchio e Piero il Gottoso (il nonno e il padre di Lorenzo il Magnifico), degli umanisti come Poggio Bracciolini e Matteo Palmieri, dei mercanti munifici come Piero Mellini; ritratti con un realismo e una caratterizzazione che mai si erano visti nella storia umana.
Antonio Rossellino, busto di Matteo Palmieri, 1468
Adesso, però, volevo parlare della visita che ho fatto a questa sala con i miei clienti, poche settimane fa. Era una mattina di febbraio, il cielo era freddo e terso, la stanza era inondata di sole, e mi era venuta in mente la poesia più famosa di Philip Larkin, High windows. Ecco gli ultimi quattro versi:
E subito
Invece delle parole mi vengono in mente delle finestre alte,
il vetro che comprende il sole
e, oltre, l’aria azzurra e profonda che non mostra
nulla, è in nessun luogo, è senza fine
Larkin era nato nel 1922, cresciuto in una cultura repressiva e in un mondo violento e prossimo all’autodistruzione. La sua poesia parlava dei ragazzi liberati degli anni Sessanta - quelli che potevano praticare liberamente il sesso, e gli acquisti, i viaggi, i progetti. Quel tipo di liberazione era il sogno di un uomo nato nel 1922 e passato per la Seconda Guerra mondiale: niente più peccati, sensi di colpa, terrore dell’inferno. Una felicità infinita, come il cielo che assorbito dalle finestre più alte. Fuori dai vetri c’è solo l’aria azzurra e profonda che non mostra nulla, che non ha né luogo né fine.
Ci pensavo mentre la luce magica illuminava la Dama, gli occhi gonfi di Piero il Gottoso, il broccato lussuoso di Piero Mellini, il naso sproporzionato di Matteo Palmieri, e pensavo anche a una domanda senza risposta: se è vero quello che scrive Raul Montanari - nel bel libro sugli scacchi e la vita L’amore non è un arrocco - a proposito della differenza tra intelligenza e talento, e cioè che il talento è un singolo raggio che illumina un solo oggetto (“una disposizione particolare di abilità che ti rende bravissimo a fare quella cosa lì e non altre”), mentre l’intelligenza è una luce che illumina un’intero ambiente, di cosa è composta la luce della sala del Verrocchio? è luce profonda, infinita, illumina oggetti realizzati grazie a un immenso talento, che raffigurano personaggi di smisurata intelligenza. Luce che respira col passo dei secoli, che splende su un’epoca d’oro e che può toccare, anche per pochi minuti, chiunque salga le due rampe di scale. Di cosa è fatta?